’ANSIA COME ISTINTO DI SOPRAVVIVENZA

L’ansia è uno stato psicologico e fisiologico caratterizzato da aspetti emozionali, cognitivi, comportamentali e somatici ben precisi. È una reazione normale e fisiologica dell’individuo quando è sottoposto a stress.
A dispetto della connotazione negativa che spesso gli viene attribuita, l’ansia può aiutare l’individuo a superare ostacoli e situazioni difficili, spronandolo a mantenere alta la concentrazione.
Ansia e paura sono fondamentali per la nostra sopravvivenza. Esse agiscono in modo automatico, proteggendo il soggetto, mettendolo in guardia dai pericoli e predisponendolo a “scappare” o a “combattere”.

In situazioni di pericolo o di difficoltà il nostro corpo si prepara a proteggersi producendo e rilasciando ormoni (es. l’adrenalina).
In genere il respiro si accorcia e diventa più veloce (per apportare più ossigeno ai muscoli), la bocca si prosciuga, la digestione rallenta (perché tutto il sangue possa arrivare ai muscoli) e i sensi diventano più sensibili e tengono in allerta il cervello.

DALL’ANSIA SANA A QUELLA PATOLOGICA

L’ansia spinge il soggetto nella ricerca di soluzioni adeguate al contesto, ad es. nel caso di un esame, di una gara sportiva, di un colloquio di lavoro ecc.
L’ansia è considerata funzionale o sana se:
– è una risposta a un pericolo reale;
– la sua intensità è proporzionata all’entità del pericolo;
– scompare quando il pericolo cessa.

Quand’è che l’ansia non è più sana?

Secondo quanto rilevato da studi psicologici, i disturbi d’ansia sono diversi dalla normale paura o ansia evolutiva quando sono eccessivi o persistenti (durano tipicamente 6 mesi o più) rispetto allo stadio di sviluppo.
Secondo il rapporto Istat del 2017 tali disturbi interessano il 5% della popolazione italiana, circa tre milioni di persone.
Le persone che ne soffrono appaiono cronicamente ansiosi ed apprensive e, in assenza di apparenti motivazioni, lamentano uno stato di preoccupazione per circostanze ordinarie, tanto da compromettere le attività della vita quotidiana.

I sintomi dell’ansia:

  • aumento del battito cardiaco
  • aumento della sudorazione e tremori
  • dispnea o sensazione di soffocamento
  • sensazione di asfissia, dolore o fastidio al petto
  • sensazioni di vertigine, di instabilità, di “testa leggera” o di svenimento
  • brividi o vampate di calore, parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
  • derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
  • paura di perdere il controllo o “impazzire” e paura di morire.

I sintomi dell’ansia possono comparire diversamente a seconda della persona.
Quando i sintomi sono così persistenti, possono comparire anche disturbi in ambito gastroenterico: meteorismo, dispepsie, nausea e diarrea; mentre i sintomi legati ad una spiccata tensione muscolare, particolarmente al capo, al collo e al dorso, sono spesso responsabili dei dolori diffusi e delle cefalee localizzate in sede occipitale e frontale.


IL TRATTAMENTO

La terapia psicologica

Spesso, in ambito clinico, si ha a che fare con forme d’ansia anche molto intense nelle quali, almeno apparentemente, non è individuabile un vero e proprio oggetto (persone, cose, situazioni) che inneschi nel paziente la risposta ansiosa.
Questa condizione rimanda al problema del come individuare le reali cause dell’ansia patologica.
Ciò attualmente è possibile solo attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Psicologia.

La terapia farmacologica

Nei casi di ansia eccessiva può essere opportuno ricorrere ad una terapia farmacologica.
La terapia farmacologica può, infatti, essere un valido aiuto soprattutto inizialmente.
Con i farmaci è possibile, ad esempio, bloccare le reazioni fisiologiche associate al panico, mantenendo sotto soglia tutte quelle reazioni come battito cardiaco, respirazione, sudorazione, ecc., che normalmente sono alterate da uno stato di ansia.

QUALI SOLUZIONI TRA PSICOTERAPIA E FARMACI?

Un approccio integrato tra psicoterapia e farmaci
Il problema principale è che una terapia unicamente farmacologica, pur sedando le reazioni, non incide sulla “percezione della paura” e sulle cause che hanno scatenato tale condizione.
Per questo motivo la persona, pur prendendo la terapia farmacologica, continua a provare paura. Inoltre, quando l’organismo si adatta alla sostanza sviluppa assuefazione al farmaco che inizia a non fare più l’effetto desiderato.

Dunque la terapia farmacologica dovrebbe sempre essere associata ad una psicoterapia, attraverso la quale è possibile affrontare le cause che hanno scatenato lo stato di ansia e aiutare la persona ad assumere comportamenti più efficaci.

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