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Lo stupro a Palermo e le logiche del branco: da dove ripartire

Ogni giorno ci giungono notizie dai media di episodi di violenza agiti da ragazzi giovani, più spesso di sesso maschile, ai danni di donne indifese, prese di mira ed avvicinate in modo subdolo ma anche apertamente aggressivo, e relegate al ruolo di ‘preda’ impotente dal ‘branco’.                                                                 

L’ultimo fatto è di questi giorni. Un gruppo di giovani, uno dei quali minorenne, al Foro Italico di Palermo, dopo aver abusato a turno della vittima si sono divertiti a filmare il gesto violento, come fosse un elogio alla sopraffazione, con tanto di trofeo da esibire! La logica del branco è quella di ricondurre alla “deindividualizzazione” l’atto facinoroso.

Se gli Individui (che stuprano) si sentono anonimi

Quanto più gli individui si percepiscono anonimi, confusi e con una fragile identità, tanto più è probabile che il loro comportamento sia guidato principalmente da regole che nascono e vengono condivise in quel determinato gruppo di persone, piuttosto che dalle proprie credenze e valori personali. In questi casi il branco diventa un’entità poco razionale, molto volubile e spesso anche molto violenta, dove ii soggetto che ne fa parte si identifica, traendo senso di forza e di protezione dalla condivisione delle leggi del branco ma anche dalla condivisione del peso delle emozioni negative e delle responsabilità secondarie ad azioni riprovevoli commesse. Dunque, nel branco s’illudono di trovare ‘forza’ i deboli, ‘potenza’ gli impotenti, ‘coraggio’ i paurosi. Purtroppo, il senso di onnipotenza percepito nel branco fa agire il gruppo slatentizzando le istanze aggressive preesistenti ed inibendo, contemporaneamente, il controllo ed il giudizio critico. Per questo motivo i comportamenti del branco tendono ad essere difficilmente governabili, seguendo schemi di movimento a volte imprevedibili.   

Sensibilizzare le Istituzioni

A.Na.P.P. (Associazione Nazionale Psicologi Psicoterapeuti), che si occupa di benessere psicologico da decenni, è ben consapevole dell’importanza che l’esposizione precoce ad eventi traumatici ha nel contribuire all’insorgenza di psicopatologie che minano profondamente e permanentemente, la qualità della vita emotiva della persona.  Per tali ragioni, ancora una volta si manifesta la necessità, da parte della nostra Associazione, di condannare questo tipo di comportamenti che si configurano come dei veri e propri reati.                                                                                                                   

L’impegno di A.Na.P.P. però è anche quello di sensibilizzare le istituzioni e i sistemi che costituiscono i riferimenti primari nella vita dei nostri ragazzi (la famiglia, la scuola) stimolando un pensiero riflessivo sul ruolo (disfunzionale) che questi elementi stanno avendo nella crescita delle nuove generazioni.                                                                           

Ci riferiamo in primo luogo alla famiglia, che invece di accompagnare i figli verso lo sviluppo emotivo, che trova massima espressione nello statuto di uomini adulti, li relega a vita nel ruolo di figli piccoli, dove a farla da padrone è la logica istintuale, primordiale, che non conosce censure, regole, divieti. Una modalità di pensiero dove tutto è permesso e nel quale non è contemplato nient’altro che il principio del piacere. Non esiste la frustrazione del piacere, l’autocritica, il senso di colpa. Per non parlare dell’epidemia che sta spopolando tra gli adolescenti, quella di trascorrere sempre più tempo sul web, spesso in gruppo, guardando immagini e filmati a contenuto sessuale.

Lo Stupro e l’atteggiamento Voyeristico

Questo stile voyeristico sta diventando una vera propria deriva poiché è ormai l’unica modalità con cui i ragazzi si avvicinano alla sessualità. Una sessualità di marca sadico-anale, dove l’eccitazione è raggiunta solo virtualmente, protetti da uno schermo, in assenza di una relazione affettiva e dove l’unica forma di emotività contemplata è il desiderio di denigrare e umiliare il corpo dell’altra sul web, per guadagnare consensi, like, followers. Tutto questo non fa che cronicizzare un narcisismo giù fragile, dove l’immagine, l’apparenza e l’apparire hanno preso il posto dei valori in cui si credeva e degli ideali per cui si combatteva e ci si emancipava.  

L’altro elemento cardine che va ripensato è la scuola. In una scuola dove gli allievi possono permettersi di ribellarsi, o peggio ancora di agire atti pericolosi contro gli insegnanti rimanendo impuniti, non fa che disconfermare il valore della figura dell’Autorità a sostegno di quella logica che perpetua a tutti i costi la fragilità emotiva dei ragazzi attraverso una costante deresponsabilizzazione degli atti illeciti da loro commessi. Lo psicanalista Massimo Recalcati definisce ‘i buoni maestri’ coloro che pur offrendosi ai loro allievi nella loro fragilità, sanno accendere il desiderio di sapere negli allievi che hanno davanti. Il vero maestro è colui che sa formare i suoi studenti, sa dargli gli strumenti e ad un certo punto chiede loro di trovare una loro strada. Fare questo significa investire di energie vitali il pensiero dei ragazzi, accrescere la loro autostima, far vivere loro quella necessaria dose di frustrazione per pensarsi come un individuo dotato di forza emotiva e di valore di Sé, per credere in se stesso, mettersi in gioco e rialzarsi nei momenti bui della sua vita.

Prevenire atti criminali con l’educazione affettiva

In conclusione, la questione su cui riflettere non è quella di dare la caccia ai responsabili; il punto è occuparsi dei nostri ragazzi, e prima ancora dei nostri bambini. Partendo da una sana educazione affettiva in casa a quella sociale e sessuale nelle scuole, perché solo restituendo valore alle nuove generazioni avremo delle persone di valore domani.      

 

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